La pedofilia nella Chiesa


Salvino Cavallaro – Non so se rifugiarsi nel pensiero della semplice indignazione sia costruttivo. E non so neppure quale sia la cosa più giusta da fare in simili casi. Non è la prima volta e, purtroppo non sarà neanche l’ultima, che la Chiesa si trovi di fronte a situazioni scabrose da gestire, come i casi dei preti pedofili. Sono fatti che per il contesto in cui si verificano, assumono un’eclatante cassa di risonanza sociale, atta a incrementare la curiosità morbosa dell’opinione pubblica. Chi è legato alla fede cristiana e allo spirito religioso, in questi casi tende spesso allo sconforto e all’incredulità, diffidando della Chiesa e di tutti i suoi rappresentanti. Questo non è giusto e ci sentiamo di dissociarci con fermezza e convinzione. Tuttavia, una certa inquietudine interiore sovrasta la nostra anima di fede Cattolico – Cristiana che, pur nel riporre fiducia nei rappresentanti di Dio, si sente spesso tradita intimamente. Non vogliamo certamente perderci in discorsi di natura teologica che non ci competono, ma ci sentiamo di esprimere più semplicemente il nostro pensiero. Se è vero che le generazioni cambiano, che gli usi e i costumi hanno modificato nel tempo il nostro modus vivendi, è altresì vero che la fede in Dio non può essere adeguata ai tempi e neanche riveduta e corretta. D’altra parte, il pensiero filosofico e il profondo distinguo che c’è tra il bene e il male, ci fanno riflettere che questo concetto che investe le nostre coscienze, non è legato a nessun periodo storico e saranno eterni, perché è l’uomo che fa la storia. Personaggi come “Giuda” e “Ponzio Pilato” sono e saranno sempre di attualità, così come “Tommaso” che esprime tutto il suo “vedere e toccare per credere”. Questi concetti sono legati alla storia dell’uomo e non saranno mai desueti. Il Vangelo non passerà mai di moda. Ma ritornando al problema dei preti pedofili che tanto sconvolgono la nostra morale, riteniamo che debbano essere in qualche modo monitorati dalle autorità ecclesiali. Tacere la vergogna non è mai stata una buona soluzione, prevenirla è invece obbligo morale, anzi dovere. Pensiamo che nella gerarchia della Chiesa ci siano dei campanelli d’allarme che spesso investono la quotidianità dei parroci delle varie Parrocchie disposte sul territorio. Il bene e il male fanno parte dell’uomo, e siccome nessuno di noi può ritenersi indenne, sarebbe opportuno che ci fosse maggior controllo anche su quelle figure che apparentemente sono sopra ogni sospetto. Se pensiamo alla figura di Don Bosco, alla sua missione salesiana, al suo operare con i giovani e per i giovani, non possiamo rifugiarci dietro al pensiero qualunquistico che si trattava di un altro mondo e di altri valori a esso legati, perché pur in un ambiente sociale diverso, era sempre l’uomo a fare la storia. La pedofilia è una deviazione aberrante che spietatamente non lascia spazio a pensieri di perdono. Tuttavia, se la manifestazione di tali deplorevoli atteggiamenti s’intendono come qualcosa di aberrante, è giusto che chi è a conoscenza ne faccia denuncia a fin di bene per la società, per i nostri figli, per i nipoti e per coloro i quali sono gli autori stessi di tali inqualificabili atti: siano essi uomini di Chiesa o di altra posizione sociale. Tacere ciò che talora è evidente ai nostri occhi, non è propriamente ciò che vuole Dio da noi.

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Era l’anno 2011. Così scrivevo sullo scottante tema degli abusi nella chiesa e sulla pedofilia in generale. Un focus sul quale ipocritamente per anni si tendeva a nascondere, anzi a coprire per vergogna. Oggi, grazie a Papa Francesco, questo tema viene riproposto dalla chiesa come punto di inevitabile riflessione da discutere apertamente con l’alta gerarchia ecclesiale, per cercare di evitare ciò che per anni è stato sommerso. “L’abuso di qualsiasi tipo è l’umiliazione più grande che un individuo possa subire”. Così ha esordito un ragazzo che ha fatto da spartiacque a tante altre persone che hanno testimoniato il loro essere stati abusati da ministri della chiesa. Il contesto in cui si esprimono queste voci che per anni si sono chiuse per vergogna, è la liturgia penitenziale nella Sala Regia del Palazzo Apostolico durante il Summit voluto da Francesco, il quale ha convocato tutti i vescovi per riflettere e confrontarsi. Il Papa, commosso per le tante testimonianze delle vittime di abusi chiede perdono: “Dio, donaci il coraggio di dire la verità e la sapienza per riconoscere dove abbiamo peccato”. Il suo è un pubblico “Mea culpa” personale che fa da contraltare a tutti i 190 cardinali, vescovi, patriarchi e religiosi, intervenuti al summit in Vaticano sulla piaga della pedofilia nel clero. Una confessione solare che fa bene alla coscienza generale della chiesa, ma anche all’opinione pubblica, al vasto popolo dei credenti che per anni hanno confuso l’alto senso religioso della fede in Dio con gli aberranti abusi del clero. Lunga vita a Papa Francesco, innovatore e grande conoscitore dei sentimenti umani legati alla fede in Dio. La Chiesa prosegua con coraggio su questa strada di unione tra i popoli con culture diverse, religioni diverse e capacità di mettere da parte certe ipocrisie che non fanno bene a chi si è innamorato di Dio.

Salvino Cavallaro

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